Cioran, Al di là della filosofia

cover-cioran-al-di-lc3a0-della-filosofiaLeggo e volentieri segnalo una breve recensione di Paolinelli sul nuovo libro di Antonio Di Gennaro dedicato a Emil Cioran:

https://patriziopaolinelli.wordpress.com/2015/02/10/benjamin-fondane-e-cioran/

“Fondane era davvero… un guerriero. Era intellettualmente molto aggressivo, sempre contro o a favore di qualcosa […] Fondane aveva una presenza imponente, tutto si animava intorno a lui; eravamo molto lieti nel sentirlo parlare”. Questi e altri ricordi di Emil Cioran sulla figura dello scrittore moldavo scomparso nel 1944 sono oggi contenuti in un piccolo tascabile curato da Antonio Di Gennaro e intitolato: “Al di là della filosofia. Conversazioni su Benjamin Fondane”, (Mimesis Edizioni, 2014, 106 pagg., 6,90 euro).

Il volume raccoglie le interviste concesse da Emil Cioran a Leonard Schwartz (1986), Ricardo Nirenberg (1988), Arta Lucescu Boutcher (1992) e una breve lettera dello stesso Cioran alla moglie di Fondane, Geneviève Tissier. Lettera che ha un valore documentale e tratta quasi esclusivamente questioni editoriali relative alla pubblicazione del manoscritto di Fondane “Baudelaire e l’esperienza dell’abisso”. Così come in “Esercizi di ammirazione” anche in queste interviste Cioran parla ampiamente della personalità di Fondane tratteggiando il ritratto di un individuo tormentato, di un solitario che adorava parlare abbandonandosi a monologhi che a quanto pare incantavano gli ascoltatori (Cioran in testa), di un intellettuale che esercitava un’attrazione straordinaria confermata peraltro dal successo di cui godeva nella Francia degli anni ’30 (persino durante la guerra la libreria tedesca di boulevard Saint-Michel esponeva in vetrina libri di Fondane). A una richiesta di colloquio per discutere di Fondane così risponde Cioran: “Gentilissimo Sig. Nirenberg, La ringrazio per la sua lettera, ma ci tengo ad ogni modo a precisarle che conosco in maniera del tutto insufficiente il pensiero di Fondane. In compenso, potrei parlare dell’uomo e dell’essere di grande fascino che ho conosciuto”. E così sarà sia in quell’occasione che in altre.

Cioran vive il suo rapporto con Fondane come un’esperienza esistenziale e vede l’amico come un uomo in cui dimensione umana e ricerca intellettuale sono inseparabili. Coerenza ontologica che segna tragicamente la vita di Fondane: un ebreo che in piena occupazione nazista della Francia anziché nascondersi va a spasso per Parigi come se nulla fosse e per di più senza indossare la Stella di David; un uomo che può salvarsi dalla deportazione (in quanto sposato con un’ariana), e che invece segue ad Auschwitz la sorella maggiore, Lina, per non abbandonarla al suo destino. Cioran spiega la tragica decisione dell’amico in modi diversi: afferma che Fondane era in qualche modo attratto dal disastro, che era rassegnato alla fatalità, che aveva delle idee sbagliate sulla sua situazione di ebreo internato nel campo di Drancy (a pochi chilometri da Parigi) illudendosi di non essere deportato in Germania, infine, che non prese alcuna precauzione perché aveva superato la condizione umana.

Certo non è facile capire perché Fondane scelse di andare incontro a una simile sorte. Sicuramente le motivazioni addotte da Cioran vanno approfondite. E questo eventualmente sarà compito di chi vorrà occuparsene. “Al di là della filosofia” pone il problema. E non è un problema da poco. Così come aiuta a fare luce sulle affinità tra Cioran e Fondane. In entrambi insiste una concezione scettica dell’esistenza, il primato assoluto del soggetto sul mondo e la comune idea di superamento della filosofia. Opzioni che imparentano strettamente i due scrittori all’opera di Lev Isaakovič Šestov. E’ noto, per loro stessa ammissione, che entrambi erano intellettualmente debitori nei confronti del pensatore russo. Per quanto riguarda Fondane, Cioran è netto: “Šestov fu un grande evento della vita di Fondane. Attraverso Šestov, Fondane si convertì alla filosofia. Ma ciò che è straordinario è che il poeta ha cominciato dalla fine della filosofia. In altri termini Fondane era al di fuori e al di là della filosofia”. E Come Šestov, Fondane pensava infatti che i problemi autentici sfuggissero ai filosofi e che la verità andasse cercata nella letteratura anziché nella filosofia, tant’è che entrambi furono molto influenzati da Dostoevskij.

Tra i motivi per i quali Fondane tenta di andare al di là della filosofia c’è la sua insoddisfazione per i limiti del linguaggio. Cioran è ancora più radicale. Per lui la filosofia è una cosa futile: “Le ore di veglia sono, in sostanza, un’interminabile ripulsa del pensiero attraverso il pensiero, è la coscienza esasperata da se stessa, una dichiarazione di guerra, un infernale ultimatum della mente a se medesima”. Riescono i due pensatori ad andare oltre la filosofia? No. Per il semplice motivo che un tale superamento non può avvenire a causa dei moti interiori o delle riflessioni di singoli intellettuali per quanto stimolanti e rivelatrici possano essere le loro idee. E tuttavia oggi il superamento della filosofia è in larga parte avvenuto. Ma non sono stati né Fondane né Cioran a determinarlo. La filosofia ha oggi un ruolo marginale nella sfera pubblica a causa dei processi che hanno condotto all’attuale assolutismo del mercato sulla società. In altre parole, il pensiero unico ha oscurato quelle forme di sapere che mettono in discussione lo status quo e che immaginano un mondo alternativo. Il ritorno di Fondane sulla scena editoriale dopo tanti anni di oblio, così come il successo commerciale di Cioran si spiegano all’interno dell’attuale congiuntura storica: dopo che il pensiero critico di matrice marxista è finito all’angolo, all’occidentale colto e magari insoddisfatto della propria vita ecco che l’industria culturale propone autori che non disturbano le scelte politico-economiche del neoliberismo.

Scelte responsabili del disagio materiale ed esistenziale di milioni di persone. Sia Fondane che Cioran basano il loro pensiero su un individualismo estremo e ipotizzano il disimpegno da azioni collettive per il cambiamento del mondo. Per loro la società quasi non esiste. Cosa potrebbero chiedere di meglio le élite dominanti? Tormentatevi pure fin che volete, sembra dire il potere economico. Tormentatevi così come ha fatto Cioran, che ha parlato di suicidio per tutta la vita (ed è morto a 84 anni in un letto d’ospedale). Fate del tragico l’oggetto della vostra ricerca esistenziale così come ha fatto a Fondane. Ma non disturbate i padroni del vapore.

Patrizio Paolinelli, VIAPO, inserto culturale del quotidiano Conquiste del Lavoro, 7 febbraio 2015.

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