
Cioran e la caduta dell’uomo nel tempo
I cioranologi, cioranofili e cioranolatri potrebbero comunque augurargli un buon anniversario. Non sulla sua tomba nel cimitero di Montparnasse: là è probabile assente. Piuttosto altrove. In questi giorni, potrete salutare il suo spettro malinconico nel bizantino palazzo Béhague. L’Ambasciata di Romania ha assunto l’aspetto di ciorangeria per l’occasione: Alain Lecucq e la sua compagnia teatrale hanno rappresentato Mansarde à Paris a Parigi, un’opera di Matei Visniec, storia di un filosofo franco-rumeno che, all’uscita dagli uffici del suo editore, dimentica il percorso che conduce dalla rue Sébastien-Bottin al Carrefour de l’Odeon e si perde in Europa. Se la città aveva pensato di apporre una lapide sulla facciata della 21 rue de l’Odéon, ricordando che qui viveva un maestro di sillogismi di amarezza, è certo che qui sarebbe arrivato al posto giusto. Questo gesto commemorativo è stato d’altronde richiesto anche formalmente in un brillante colloquio sul ‘pessimista giubilatorio’, alla Fiera del Libro [di Parigi]. Si è parlato della fecondità delle sue contraddizioni, del suo senso di incoerenza e della salvezza tramite l’ossimoro. Il minimo per un paradosso fatto uomo. Per inciso, si è appreso che perfino la sua biblioteca stessa era traballante, e veramente ha pensato bene di farsi falegname per l’occasione.
Sempre a Parigi, ma questa volta sul lato dell’Hotel Drouot, è in procinto di festeggiare un centenario più “sonante” Simone Baulez, la rigattiera testarda che ha salvato una trentina di cahiers, tra cui il diario inedito del moralista e diverse versioni ancora più pessimiste del famoso “L’inconveniente di essere nati”, sbarazzando il suo seminterrato, che si è vista confermare i suoi diritti dalla Corte d’Appello, dopo diversi anni di contenzioso. Deve ancora recuperare la sua proprietà. Tuttavia, la Camera Nazionale dei banditori d’asta, adottando un atteggiamento kafkiano che sarebbe potuto essere certamente ispirato da Emil, rifiuta di togliere il sequestro sui documenti fino a quando il giudice non lo ordinerà appositamente. E’ lì, in attesa che un tribunale lo prenda in carico tramite un avvocato, un signor Rappaport. Ma la brocanteuse , che si è impegnata a cedere tutto in blocco, non è pressata; ad oggi, oltre l’Ambasciata di Romania, ha espresso interesse il Musée des Lettres et Manuscrits (Museo delle Lettere e dei Manoscritti).
Cioran all’asta
Nel frattempo, incredibile coincidenza, giovedì 7 aprile, poche ore prima che i santi in lacrime spegnessero le candeline di compleanno, Cioran si ritrova all’incanto a Drouot sotto il martello di Binoche & Giquello, nella speranza che la vendita raggiunga il culmine. Come discrezione richiede, l’origine è sconosciuta, ma si ipotizza sia opera della famiglia; infatti, oltre ai manoscritti e alle dispense autografe, i pezzi forti di questi archivi (122 numeri) sono principalmente la corrispondenza privata di Cioran scambiata tra il 1933 e il 1983 con i suoi genitori e il fratello Aurel, e i suoi documenti personali, passaporti, carte d’identità, carte di ammissione alla Biblioteca nazionale, carte della ferrovia, ecc. Qualsiasi dispersione è una fitta al cuore in quanto si disperde. Ciò non impedisce che il catalogo è già un documento emozionante per biografi, genetisti e storici della letteratura. Praticamente ciò che detesta Milan Kundera, se giudichiamo dall’edizione acritica dei suoi “Pleiadi”, pubblicati sotto il suo controllo. Tanto peggio per lui: per i suoi 100 anni, Praga non si pavoneggerà, mentre per quelli di Cioran, Bucarest è già in festa. Normale, come si dice: pensare in rumeno prima di scrivere in francese.
Stanislas Pierret, direttore dell’Istituto francese di Bucarest, ha proposto a Dan Perjovschi di “rendere visibile” il pensiero di Cioran nelle strade della capitale. Così verranno affissi trenta manifesti dall’8 aprile per un mese, dovunque esistono snodi di comunicazione. Per ciascuno di esso, un frammento chiave delle opere del moralista e un disegno a pennarello che non vuole essere altro che un’illustrazione. Aforisma visivo di fronte a un aforisma filosofico. Uno e l’altro, bambini di Sibiu, si ritrovano in strada sui muri di Bucarest. Si potrà così leggere queste righe fuggite dal Bréviaire des vaincus III, L’Herne [opera ancora non tradotta in Italia]: “Il dovere dello scrittore non è tagliarsi i polsi sulla pagina bianca, per fare così cessare la tortura di mondi non formulati?”
Beh, buon compleanno, comunque!
Pierre Assouline
VERSIONE ORIGINALE
Les cioranologues, cioranophiles et cioranolâtres ont pu néanmoins lui souhaiterde vive voix un bon anniversaire. Non pas devant sa tombe au cimetière Montparnasse : c’est là qu’on a le plus de chances de le trouver absent. Plutôt ailleurs, précisément. Ces derniers jours, on pouvait saluer son spectre mélancolique dans la salle byzantine du Palais de Béhague. L’ambassade deRoumanie avait pris des allures de ciorangerie pour la circonstance : Alain Lecucq et sa compagnie y jouaient Mansarde à Paris, une pièce de Matei Visniec, histoire d’un philosophe franco-roumain qui, en quittant les bureaux de son éditeur, oublie l’itinéraire menant de la rue Sébastien-Bottin au carrefour de l’Odéon et se perd enEurope. Si la ville avait songé à apposer une plaque commémorative sur la façade du 21 de la rue de l’Odéon, rappelant qu’ici vécut un maître en syllogismes de l’amertume, sûr qu’il serait arrivé à bon port. Ce geste commémoratif fut d’ailleurs solennellement exigé lors d’un brillant colloque consacré au pessimiste jubilatoire au Salon du livre. Il y fut question de la fécondité de ses contradictions, du sens de son incohérence et du salut par l’oxymoron. La moindre des choses pour un paradoxe fait homme. Incidemment, on apprit que sa bibliothèque même était bancale ; il est vrai qu’il avait cru bon se faire menuisier pour l’occasion.A Paris toujours, mais cette fois du côté de l’Hôtel Drouot, on s’apprête à célébrer un centenaire plus sonnant et trébuchant. Simone Baulez, l’opiniâtre brocanteuse qui sauva une trentaine de cahiers, dont le journal inédit du moraliste et plusieurs versions dépressives du fameux De l’inconvénient d’être né, en débarrassant sa cave, s’est vue confirmée dans ses droits par la cour d’appel à l’issue de plusieurs années de procédure. Encore faut-il qu’elle récupère son bien. Or la chambre nationale des commissaires-priseurs, adoptant une attitude kafkaïenne qui eût certainement inspiré l’Emil, refuse de lever le séquestre sur les documents tant qu’une décision de justice ne le lui ordonne pas expressément. On en est là, en attendant qu’une juridiction soit saisie par son avocat, Me Rappaport. Mais la brocanteuse, qui s’est engagée à tout céder en bloc, n’est pas pressée ; à ce jour, outre l’ambassade de Roumanie, le Musée des Lettres et Manuscrits a manifesté son intérêt.
Pierre Assouline