Grazie all’impegno di Massimo Carloni *, è stata tradotta in italiano una video-intervista inedita del 1973 di Emil Cioran, da parte del giornalista Christian Bussy, recuperata recentemente da Antonio di Gennaro (come ci informa lo stesso autore).
Massimo Carloni, che ha curato il libro “Per nulla al mondo. Un amore di Cioran” di Friedgard Thoma e che è il “traduttore” di altri video su Cioran (che è possibile vedere anche su questo post), cortesemente, mi ha anche rilasciato due righe di introduzione, che riporto qui interamente:
L’intervista di Christian Bussy a Cioran, è stata trasmessa dalla Radio-Télévision belga della Communauté française (RTBF), il 4 Aprile 1973.
Nel marzo del 1990, in occasione della pubblicazione in Francia di Sur le cimes du désespoir, la televisione francese aveva programmato la trasmissione dell’intervista, ma Cioran all’ultimo momento si oppose, così come riportò il Nouvel Observateur Livres del periodo, che in esclusiva pubblicò qualche estratto dell’ «interview que vous ne verrez pas à la télévision».
Nel giugno 1995, all’indomani della morte, l’intervista venne finalmente trasmessa anche Francia, suscitando l’emozione di Simone Boué nel rivedere ancora “vivo” il suo Cioran: «Due settimane fa, dopo aver visto in TV un’intervista rilasciata nel 1972 [1973] alla televisione belga, dove era così brillante, straordinario, così interamente se stesso, mi son detta: “no, no, non è morto”»[1].
In seguito l’intervista è stata trasmessa anche dalla Televisione Romena, mentre è inedita in versione italiana. Christian Bussy ha gentilmente messo a disposizione dell’amico Antonio Di Gennaro – studioso di Cioran che sta raccogliendo tutti gli entretiens ancora inediti – la trascrizione completa dell’intervista (un po’ più lunga rispetto alla versione trasmessa in TV della durata di circa 30 min.) da cui sono stati tratti i sottotitoli in italiano.
[1] Lettera di Simone Boué a Wolfgang Kraus del 7 luglio 1995. La lettera fa parte del carteggio tra Cioran e Wolfgang Kraus, in uscita nel 2014 in traduzione italiana, con il titolo: Agonia dell’Occidente. Lettere a Wolfgang Kraus (1971-1990), presso Edizioni Bietti.
Nell’intervista, Bussy definisce Cioran “il testimone dell’inquietudine del nostro tempo” e fa quasi tenerezza l’avvertenza “vi chiedo di fare qualche leggero sforzo di attenzione per abituarvi al suo accento franco-romeno e alla rapidità del suo eloquio”, essendo “la prima volta che Cioran viene intervistato”.
Nell’intervista c’è molto del Cioran più autentico, come si può intuire da alcuni scambi di battute:
Bussy: “Paul Valéry rispondeva alla domanda ‘Perché scrivete?’ e lei?”
Cioran: “Per debolezza. No, è molto di più che per debolezza, per miseria interiore. Per tracollo addirittura. E quindi alla fine, per necessità. E’ per non gridare, per non urlare”.
“Mi sento prossimo a Baudelaire e a Pascal (che non sono dei ribelli) perché hanno il sentimento dell’Irreparabile”.
“Apprezzo molto Dostoijesky perché in lui c’è un miscuglio di distruzione che sfocia in altro, di estremo.
Vivere è distruggersi non tanto per una carenza ma per una sorta di pienezza pericolosa.
Non c’è niente di deprimente in questo, i personaggi di Dostojevskij sono semidei”.
“Ho la passione dell’amicizia, l’uomo che ho apprezzato di più in gioventù è un romeno che non ha scritto nulla ma che è un uomo straordinario. Così come ci sono molti uomini straordinari al di fuori del circuito intellettuale, più lucidi di me (la lucidità è la qualità più eminente di una persona, la qualità più importante, di un uomo che ha compreso) quindi più superiori ed ero molto contento di frequentarli”.
“Ho letto molte biografie di suicidi da giovane e devo dire che ne ho tratto molto beneficio” perché “il dramma non è morire, è nascere”.
Nel descrivere il suo personale e per certi versi conflittuale rapporto con la scrittura, si comprende perché la lettura di Cioran non può lasciare indifferente:
“Si scrive per fare del male, per sconcertare. Uno scrittore che, in un modo o nell’altro, non vi martirizza, non mi interessa”.
“I miei lettori sono poveracci, delle persone pietose, degli sventurati e per la maggior parte sono nevrotici. Beh, leggere certe mie cose è stata per loro una sorta di liberazione”.
http://www.youtube.com/watch?v=LhR536ao_cg&feature=em-upload_owner
Ringrazio Massimo Carloni per la disponibilità.
Per chi volesse approfondire, la rivista Orizzonti culturali italo-romeni – che dedica uno spazio esclusivo a Cioran (Spazio Cioran) – ha pubblicato un’intervista a quest’ultimo che è possibile leggere qui (n. 7, luglio 2012, anno II).
Alla domanda “Com’è arrivato a conoscere l’opera di Cioran?” Massimo risponde:
“Nella prima metà degli anni ’90 m’imbattei in qualche suo aforisma, riportato in un libro sul Pensiero negativo e la nuova destra, dove Cioran era frettolosamente annoverato tra gli scrittori del tramonto, sulla scia di Nietzsche, Spengler, Bataille, ecc. Furono sufficienti due o tre formule, da cui emanava una luce particolare, miracolosa, per decidere di approfondire l’opera di questo scrittore a me sconosciuto, definito magiaro (sic!) in quel saggio. Così, ammaliato dal titolo, scelsi la ‘Tentation d’exister’. La vera folgorazione, tuttavia, avvenne quando da Parigi mi portarono in regalo il volume delle Opere edito da Gallimard. Il contatto diretto col suo francese, ad un tempo levigato e dirompente, fu decisivo. Mi commossero poi le foto della sua mansarda. Quest’uomo – mi dissi – non si limita a meditare intorno all’essenziale: lo vive.“
Queste sensazioni accomunano chi si approccia al pensiero e allo stile di Cioran. Chiunque esso sia, me compreso. Ed è in fondo il motivo della sua grandezza.
* Massimo CARLONI – studi in scienze politiche e filosofia all’Università di Urbino. Ha dedicato diversi studi a Cioran, pubblicati in volumi collettanei e in rivista internazionali. Ha realizzato il progetto editoriale per la traduzione italiana del libro di Friedgard Thoma, Per nulla al mondo. Un amore di Cioran (éd. l’Orecchio di Van Gogh, 2009). Libri di prossima pubblicazione: edizione italiana delle lettere di Cioran al fratello (con H.- C. Cicortaş, Archinto, Milano, 2014), a Wolfang Kraus (con Pierpaolo Trillini, Bietti, Milano, 2014), e la corrispondenza Eliade-Cioran (con H.- C. Cicortaş, 2015).