Souvenirs

Rigoni-Cioran dans mes souvenirsL’ultimo saggio di Mario Andrea Rigoni su Cioran – Cioran dans mes souvenirs -, non è stato ancora tradotto in italiano.

Ho trovato tuttavia una breve recensione di Armando Torno sul Corriere della Sera, che considero un invito pubblico alla lettura del libro.

Conoscendo l’autore, mai scontato, confermo che servirà senz’altro a conoscere meglio Cioran.

UN SAGGIO DI MARIO ANDREA RIGONI

Testardi e scorretti i pensieri ritrovati di Emile Cioran

http://archiviostorico.corriere.it/2009/dicembre/15/Testardi_scorretti_pensieri_ritrovati_Emile_co_9_091215050.shtml

Una regola dell’ aristocrazia francese, più o meno in voga al tempo di Napoleone, stabiliva che la nobiltà è ereditaria ma si riceve anche per contatto.

Non sappiamo se sia ancora valida, ma è certo che pochi come Mario Andrea Rigoni abbiano toccato i segreti di uno degli spiriti più inquietanti del ‘900: Emile Cioran.

Oggi a Parigi, alle 18, all’ Istituto Italiano di Cultura, sarà presentato il suo ultimo lavoro, Cioran dans mes souvenirs (Puf, pp. 128, 13).

Un libro agile che si legge d’un fiato, con articoli, saggi (c’è la postfazione a Storia e utopia, uscita da Adelphi) e anche un’ intervista dedicata al passato politico dello scrittore nato a Rasinari, in Romania, nel 1911 e spentosi all’ombra della Tour Eiffel nel 1995.

Rigoni ha avuto con lui una lunga frequentazione e offre preziose spigolature e dense riflessioni.

Oltre il profilo apparso sul «Corriere della Sera» il 29 aprile 1990, nel quale si ricorda che Cioran non ha mai tradito il principio romantico secondo cui l’artista non deve lavorare («un avvilimento… un attentato all’integrità interiore»), si scopre in uno scritto inedito il rapporto con i libri.

Amava le biografie – ne conosceva numerose di Talleyrand, che considerava mon maître – e le memorie, aveva numerosi dizionari; prendeva in prestito volumi alla «Nationale» e, durante la guerra, si rifugiava al Café de Flore per leggere.

Le segnalazioni riportate da Rigoni sono illuminanti: ricordiamo le Ombres Chinoises del sinologo Simon Leys, definito da Cioran «il Custine della Cina».

Ma vi sono anche frasi sussurrate da annotare, come quella riguardante l’esistenza vagabonda che per questo autore corrispondeva all’idea di precarietà delle cose.
Inoltre, alla luce degli scritti politici inediti, da poco pubblicati dai Cahiers de l’Herne, acquistano valore le risposte di Rigoni consegnate alla ricordata intervista, risalente al 2004. Simpatizzante del fascismo?
Ma tali erano – e non si può certamente offrire l’elenco completo – anche figure come Heidegger, Schmitt, Benn, Jünger, Gentile, Pirandello, Eliade, Furtwängler, Karajan, Hamsun, Céline, Pound e Drieu La Rochelle, del quale sono da poco usciti per Krisis i Textes Politiques.
Non sono che esempi.

Rigoni rimette in ordine giudizi affrettati, riconduce quello su Cioran in un contesto più vero.

Come dargli torto? Se da un lato egli era nemico dell’umanitarismo («un’illusione»), del pacifismo («una semplice masturbazione politica»), se fu impaziente di «versare il sangue delle bestie», va ricordato che affermò: «Preferisco un portinaio che si impicca a un poeta vivente».

Scorretto, antidemocratico, irriverente, maledetto, insegna sempre a pensare.

E questi «souvenirs» di Rigoni aiutano a meglio comprendere un autore che ha scritto per provocare, che non proponeva un sistema ma la fine di tutti i sistemi, che ha incarnato il nulla verso cui corre l’ Occidente.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Torno Armando

Pagina 45
(15 dicembre 2009) – Corriere della Sera

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