Curioso articolo di Mario Andrea Rigoni sul Corriere della Sera di luglio 2010, in difesa dell’amico Cioran.
L’accusa in questione è tratta dal libro di F.M. Cataluccio, “Vado a vedere se di là è meglio” (Ed.Sellerio).
Una polemica inutile e pretestuosa, “un soprassalto di bile” ingiustificato ma ripresa furbescamente (giornalisticamente) da diversi quotidiani e blog (qui il link di un articolo di Libero).
“Una mattina, mentre stavamo seduti con Barbara su una panchina del Giardino e discutevamo animatamente in polacco, ci passò davanti un signore con una coloratissima tuta da ginnastica, le scarpe gialle e la polsiera tergisudore bianca al posto dell’orologio. Trotterellava elegantemente senza mostrare fatica, come uno che corre tutti i giorni. Con la coda dell’occhio ci guardò e rallentò l’andatura. Riconobbe la mia amica e, correndo all’indietro come un clown del circo, venne a salutarla con un sorriso sportivo, a trentadue denti. Scambiarono frettolosamente alcune frasi mentre lui continuava a saltellare sul posto. Poi riprese la sua strada di buona lena, scartando di lato con un plastico colpo d’anca. Chiesi chi fosse. – Ma non l’hai riconosciuto? E’ Emil Cioran, – mi rispose. Ebbi un soprassalto di bile: – Ma come, questo disgraziato che per anni ci ha intortati col suo affascinante “Sommario di decomposizione” e sedotti con l’idea che la cosa migliore da fare sarebbe stata suicidarci, si mantiene in forma come un qualsiasi fighetto che non vuole invecchiare!“
Quegli Intellettuali Millantatori davanti al Nichilismo di Cioran
Il millantato credito, non per lucro (nel qual caso costituisce anche un reato), ma per semplice vanità, è in diverse forme una pratica sociale più comune e diffusa di quanto si immagini: in questo senso rappresenta un aspetto di quel tratto permanente della natura umana che è lo snobismo.
Un idolo dei nostri giorni, da molti profondamente e sinceramente venerato come pensatore e come scrittore, da qualcuno ancora sordamente avversato, è E. M. Cioran.
Finché rimane sul piano della discussione strettamente intellettuale e letteraria la cosa rientra nella più ovvia e legittima normalità: ma, quando trascende questo limite, assumendo per l’ appunto la fisionomia dello snobismo, diventa tanto curiosa quanto significativa.
Qualche anno addietro, un mio amico (tra l’ altro critico di prim’ ordine) dichiarò in un’ intervista non solo di ammirare Cioran, ma di avere trascorso intere giornate in discussione con lui: io però so con assoluta certezza che egli aveva solo cercato di conoscerlo, senza peraltro esservi mai riuscito.
Adesso apprendo (da una lettera al Foglio di Mariarosa Mancuso del 21 luglio) che nel libro «Vado a vedere se di là è meglio» Francesco Cataluccio racconta di avere una volta, in compagnia di un’amica, incrociato a Parigi un anziano signore che, indossando un moderno e sgargiante abbigliamento sportivo faceva jogging con giovanilissima lena: questo signore, che durante uno scambio di battute con la donna continuava a saltarellare sur place come un clown, era, a suo dire, Cioran.
Sorpreso e scandalizzato dal contrasto tra questa «rivelazione» e la nera visione delle cose che lo scrittore manifesta nella sua opera, il nostro intellettuale, tornato in Italia, avrebbe preso i libri di Cioran e li avrebbe dati al rigattiere sotto casa.
Ora, chi abbia frequentato o perfino solo visto Cioran, capisce che questo aneddoto è una pura e volgare invenzione.
È, inoltre, una stupidaggine: nessuno ha mai rimproverato Beckett di avere la concezione della vita che ha e, nello stesso tempo, di giocare a tennis! La mitomania è sempre antipatica: lo è ancora di più quando serve a uno scopo gratuitamente malevolo e denigratorio.
Mario Andrea Rigoni
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Pagina 36
(28 luglio 2010) – Corriere della Sera