…e neanche io sto tanto bene, direi parafrasando ironicamente la celebre frase di Woody Allen.
Coerentemente con il modo di essere di Cioran, non posso non parlare della Morte (in questo caso della sua morte), tema essenziale per la comprensione dei suoi scritti e di cui dichiarerà essere “ossessionato”.
Cioran muore il 20 giugno (non il 21 giugno, come indicato in Wikipedia Italia – a differenza degli altri siti esteri) del 1995 all’età di 84 anni.
Il Corriere della Sera il 21/06 commemora lo scrittore scomparso con un articolo di Munzi Ulderico, che ho trovato negli Archivi del quotidiano, accessibili liberamente su internet al seguente link:
L’articolo è stato modificato dal sottoscritto nell’impaginazione e contiene qualche piccola nota esplicativa.
LO SCRITTORE E FILOSOFO DI ORIGINE ROMENA E’ MORTO IERI A PARIGI ALL’ETÀ’ DI 84 ANNI.
UN NICHILISTA IN PERENNE CONFRONTO CON L’INUTILITA’DELL’ ESISTENZA
CIORAN -L’ultimo cavaliere del nulla
Poco dopo la scomparsa era circolata la notizia, infondata, del suo suicidio. Ma anche questo fa parte della leggenda di un pessimista cosmico. L’ infatuazione giovanile per la destra del suo Paese. Il sodalizio con Eliade e Ionesco, l’avversione per Sartre e i marxisti
Lo scrittore e filosofo di origine romena e’ morto ieri a Parigi all’ eta’ di 84 anni. Un nichilista in perenne confronto con l’ inutilità dell’ esistenza.
Poco dopo la scomparsa era circolata la notizia, infondata, del suo suicidio. Ma anche questo fa parte della leggenda di un pessimista cosmico.
L’ infatuazione giovanile per la destra del suo Paese Il sodalizio con Eliade e Ionesco, l’avversione per Sartre e i marxisti.
Lo scrittore e filosofo Emile M. Cioran è morto ieri a Parigi, nell’ospedale dov’era ricoverato da tempo. Aveva 84 anni.
PARIGI
Non ci poteva essere destino peggiore per il “re dei pessimisti”: Emile Cioran è stato annientato dalla malattia di Alzheimer.
La demenza progressiva per uno dei cervelli più lucidi della nostra epoca.
Ieri non si è nemmeno accorto di morire in quel triste ospedale parigino [Ospedale Broca in rue Pascal,54-Paris NdR).
Lui che un giorno disse: “La morte m’ interessa solo perché conclude la storia di una follia”.
Aveva 84 anni, ma era come se fosse entrato, da qualche tempo, in una dimensione oscura, senza punti di riferimento.
Ieri, poco dopo la notizia della morte, a Parigi si era sparsa la voce, infondata, del suo suicidio.
Ma anche questo fa parte della sua leggenda: proprio nei giorni scorsi lo scrittore maghrebino suo amico Tahar Ben Jelloun, a conoscenza delle sue sofferenze, gli aveva dedicato un articolo in cui invocava per lui “quel suicidio, che ha tanto celebrato” e “che a lui è scappato”.
“Non lo si può nemmeno aiutare”, concludeva, “la legge lo vieta”.
Era nato l’ 8 aprile del 1911 a Rasinari, villaggio di pastori e boscaioli della Transilvania, regno di Dracula.
Non aveva mai chiesto la nazionalita’ francese, quindi dobbiamo dedurne che era restato romeno, anche se la Francia, con quella sua caparbia smania di appropriarsi dei Lumi, lo considerava un “suo” pensatore.
Del resto Cioran scriveva nella lingua di Voltaire dal 1937, da quando giunse a Parigi con una borsa di studio e tradusse Mallarme’.
Di recente, Gallimard ha pubblicato la sua opera omnia.
Non se n’è nemmeno accorto, così ci dicono.
Ha vissuto per anni in una mansarda della rue de l’Odéon, al numero 21, nel Quartiere Latino [si tratta della stessa via della famosa libreria “Maison des Amis des Livres” di Adrienne Monnier, NdR].
“Una delle mansarde della terra”, come la defini’ nel 1980 in Compendio di decomposizione [tradotto successivamente con Sommario di decomposizione, NdR]. Era un luogo “sciagurato” dove il sole sfolgorava. Ma quei raggi non lo raggiungevano: in lui tutto era buio o destinato al buio.
Spesso ricordava la “maledetta” Rasinari e la famiglia, specie la madre Elvira che, a una sua crisi di disperazione per l’insonnia che lo perseguitava ma da cui traeva i neri frutti del suo pensiero, reagì con queste parole: “Se avessi saputo, avrei preferito abortire”.
Emile Cioran fu contento perchè la madre gli aveva fatto capire d’essere solo un “incidente” e quindi si sentiva legittimato a non avere speranza.
Anche se teneva compagnia ai becchini del cimitero di Rasinari, la sua infanzia non fu triste.
Si laureò in filosofia nel 1932 all’università di Bucarest.
Nelle foto ci appare come un giovanotto dal volto anonimo, i capelli all’ indietro, le labbra carnose.
Era come intriso del pensiero di Schopenhauer e Nietzsche.
Nel 1936 insegnava filosofia in un liceo di Brasov e spiegava ai suoi allievi che tutto era malato, compreso il principio d’ identità.
Era trattato come un demente, tanto che pensavano che fosse malato di sifilide.
Lui sperava di esserlo perche’ la sifilide era “prestigiosa”. Così, l’esame negativo lo deluse.
Portava ancora in se’ i germi della sua infatuazione, condivisa con Mircea Eliade ed Eugène Ionesco, per le Guardie di Ferro, l’estrema destra romena.
Nel 1933 era andato a Berlino e aveva definito il nazismo come un “nuovo stile di vita”.
Era affascinato dal culto dell’irrazionale, dall’esaltazione della vitalità.
Contemplava la metamorfosi di un popolo in una “foresta fanatica”.
Raccontò più tardi, nel 1937, d’essersi salvato studiando il buddismo.
Forse il suo pensiero nichilista era una forma di pentimento. “Come potevo essere così?”, scriveva in Squartamento.
E poi, nel 1946, al fratello: “Sono immunizzato contro tutto, contro tutti i credo del passato e del futuro”.
Da nove anni viveva a Parigi.
Aveva smesso di scrivere in romeno ed amava, d’estate, percorrere la Francia in bicicletta.
Come un funzionario, restava seduto per dodici ore al giorno al caffe’ Flore.
Nel 1950, Mauriac paragono’ il suo stile a quello di Pascal.
In realtà , il suo stile di vita era la poverta’ del pessimista. Diceva: “Parigi e’ l’unica citta’ al mondo dove si possa essere poveri senza averne vergogna, senza complicazioni, senza drammi. Parigi e’ la citta’ ideale per un fallito”.
Ma Parigi, agli occhi di Cioran, e’ anche la citta’ ideale per il crepuscolo dell’Ego e dell’intellighentsia.
I suoi libri, pubblicati sempre da Gallimard, conoscevano tirature esigue.
Dei premi letterari che gli attribuivano, ne accetto’ uno solo, il Rivarol.
“Non si può accettare denaro per le cose terribili che dico”, ripeteva.
Provava un odio inesauribile per il comunismo. E così odiava Sartre che ne era l’apostolo parigino.
Sedevano uno accanto all’ altro al caffe’ Flore senza scambiarsi neanche una parola.
Aveva incontrato Albert Camus che gli aveva detto: “E ora che lei entri nella circolazione delle idee”.
Risposta di Cioran: “Vatti a far fottere”.
I suoi libri erano probiti al di la’ della cortina di ferro.
I suoi amici erano Ionesco ed Eliade. Vagabondavano per le strade della citta’ .
Poi li raggiunse Beckett, poi venne anche Michaux.
Cioran entrava nelle conversazioni con le sue frasi atroci e vere a un tempo: “La mia visione dell’ avvenire è così precisa che, se avessi dei bambini, li strangolerei subito”; oppure: “Se dovessi obbedire al mio primo impulso, passerei le giornate a scrivere lettere d’insulti e di addio”.
Non concedeva interviste. Rifiutava la televisione.
All’improvviso, nel 1988, si sparse la voce del suo suicidio, come quella di ieri, poco dopo l’annuncio della morte.
Sono sempre circolate delle “voci” sul pensatore del “Nulla Misericordioso”. La France presse, per smentire, gli telefonò e ottenne questa risposta: “La mia opera non è un’apologia del suicidio, ma il suicidio è un’idea benefica, un potere, una forma di libertà.
La vita e’ sopportabile perché c’è la possibilità di uccidersi”.
Adelphi pubblica l'”Opera omnia”
Le opere di Emil M. Cioran in Italia sono state tutte pubblicate dalla casa editrice Adelphi.
Nel 1981 Squartamento, Storia e Utopia nell’82, La tentazione di esistere nell’84, Il funesto Demiurgo nel 1986, nell’88 Esercizi di ammirazione, Lacrime e santi nel 1990, nel ’91 L’ inconveniente di essere nati e Sillogismi dell’amarezza nel ’93.
E adesso Adelphi, mentre ha in corso di pubblicazione le opere complete di Cioran, annuncia per settembre La caduta nel tempo.
Si tratta di un libro del 1964 che mostra con evidenza come il pensiero dello scrittore e filosofo fosse proiettato in avanti, verso temi che oggi appaiono ancora piu’ urgenti. L’ andamento è quello di una sequenza di meditazioni segretamente collegate: vi si parla dell’ albero della vita, della civilta’ , dello scetticismo, della barbarie, della gloria, della malattia.
Il percorso e’ obliquo, tale da evitare la pedanteria di un approccio frontale a temi inesauribili ed elusivi.
Primo fra tutti il tempo, e quella “caduta nel tempo” che costituisce la Storia, mentre già si profila, allarmante ed enigmatica, un’altra caduta, quella dal tempo, e dunque dalla Storia.
Munzi Ulderico [corrispondente parigino del Corriere della Sera, NdR]
[P.S.: Cioran fu sepolto al cimitero di Montparnasse; due anni dopo lo raggiungerà la sua eterna compagna Simone Boué]